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Renato Birolli
Verona 1905- Milano 1959
Renato Birolli nasce a Verona il 10 dicembre 1905.
Nel 1928 si trasferisce a Milano e, dopo varie attività, trova impiego come correttore di bozze all’« Ambrosiano », dove conosce Carrà. É forse su invito dello stesso Carrà che, nel 1930, esordisce alla XVII Biennale di Venezia con due paesaggi.
Nel 1929 incontra Edoardo Persico, che diffonde a Milano la lezione impressionista e primitivista e esercita il suo influsso su un gruppo di giovani artisti in polemica con i cliché del novecentismo : sono gli anni degli incontri al Bar Craja e al caffé Mokador e delle mostre alla Galleria del Milione, dove Birolli espone per la prima volta nel novembre 1930.
Dei primi anni milanesi restano opere fondamentali (San Zeno pescatore, 1931; Il taxi rosso, 1932), frutto di una “maniera chiara” da cui si allontana presto per tradurre gli accenti veneti del colore in un rinnovato espressionismo lirico (Il Caos, 1937).
In questi anni scrive recensioni e articoli per numerosi quotidiani e riviste (l’« Ambrosiano », « Il Brennero », « L’Italia vivente », il « Bollettino della Galleria del Milione », « Quadrante », « Il Ventuno ») ed espone in diverse sedi : alla Galleria romana di Pier Maria Bardi (1932), nella collettiva Dieci Pittori, alla VI Sindacale lombarda, all’esposizione di pittura franco-italiana di Londra e a quella di pittura italiana contemporanea di San Francisco.
Alla metà degli anni Trenta Birolli si accosta a Quasimodo e ai poeti ermetici : “costoro modificavano il mio modo di sognare la realtà”, ricorderà nei Taccuini.
Nel 1936 soggiorna per la prima volta a Parigi, dove tornerà ancora nel ‘46 e nel ’47 ; risale allo stesso periodo l’intenso sodalizio intellettuale con Sandro Bini, che nel 1937 scriverà l’introduzione ai 46 disegni delle Metamorfosi, pubblicati da Campografico. Nel 1938 sposa Rosa Rossi, la Rò.
La seconda metà del decennio lo vede in prima linea nelle attività di “Corrente”, mensile fondato da Ernesto Treccani nel gennaio del 1938 con un programma di rinnovamento intellettuale e di apertura europea dell’arte italiana. La rivista è soppressa nel giugno del 1940 dal segretario del partito fascista Scorza ; « Corrente » proseguirà comunque le sue attività, grazie anche al sostegno del collezionista Alberto della Ragione, nella Bottega di Corrente, che si inaugura nel 1939 proprio con una personale di Birolli (12-24 dicembre).
Negli anni Quaranta partecipa alla Resistenza, di cui lascia una vivida testimonianza nella serie di disegni Italia ‘44, che espone a Milano nel maggio del 1945 in una personale alla Galleria di via Santa Radegonda. In questi anni alla serie « sgomenta » dei disegni della Resistenza si affiancano opere come Ritratto di Rò (1940), Elegia per un paese felice (1942), Vigna morta (1942), Girasoli (1943), Contadino tra i girasoli (1945), testimonianze di un’adesione partecipativa al reale che trova sfogo sulla tela, al di là degli orrori della guerra, in una diversa felicità del colore.
Nel 1941 ottiene la prima monografia, a firma di Sandro Bini per le edizioni di « Corrente », mentre l’anno successivo è presente alla XXIII Biennale di Venezia (giugno-settembre) con un’estesa selezione di opere, e alla Galleria La Spiga, già Bottega di Corrente, dove in aprile tiene la sua seconda personale.
Nel 1946 è tra i promotori, con Giuseppe Marchiori, della Nuova Secessione Artistica, poi Fronte Nuovo delle Arti, che ottiene una sala alla Biennale di Venezia del 1948 ; dopo la dissoluzione del Fronte, aderisce al Gruppo degli Otto, presentato da Lionello Venturi alla XXVI Biennale del 1952.
All’inizio degli anni Cinquanta entra in contatto con Catherine Viviano, che lo invita a esporre nella sua galleria di New York ; il 2 gennaio 1951, con una presentazione di Lionello Venturi, si inaugura la sua prima personale newyorchese, che sarà seguita da altre due esposizioni alla Viviano Gallery, nel 1955 e 1958.
A partire dagli anni Cinquanta, e fino alla morte, trascorre lunghi periodi lontano da Milano: a Fosso Sejore (1953 e 1954), a Isola Porto Buso vicino a Grado (1951), a Bocca di Magra (1952), nelle Cinque Terre, prima tra tutte Manarola (1955 e 1958), a Tellaro (1956), fino all’estrema stagione di Anversa (1957).
A questi periodi di « immersione nella natura », vere e proprie « prove fisiche dell’evasione fantastica », risalgono i Taccuini delle Marche, le serie degli Incendi delle Cinque Terre (1955, 1958) e dei Canti di Anversa (1957), in cui lo spazio fisico si scioglie nell’emozione del colore.
Del 1954 è la realizzazione della grande decorazione murale per la X Triennale di Milano e la partecipazione alla XXVII Biennale di Venezia ; l’anno successivo partecipa alla prima edizione della Documenta di Kassel (luglio-settembre), mentre nel maggio 1957 è presente, con oltre cento opere comprese tra il 1946 e il 1957, all’esposizione dedicata alla Collezione Cavellini presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (maggio-settembre).
Muore il 3 maggio 1959, stroncato da un attacco di cuore.
Pochi giorni dopo si inaugura una personale a Berlino (Haus am Waldsee), che tra il 1959 e l’inizio del 1960 tocca numerose città tedesche ; nello stesso periodo la LIV Biennale di Verona (maggio-giugno 1959) e la VIII Quadriennale di Roma (dicembre 1959-aprile 1960) gli dedicano una sala personale, mentre tra ottobre e novembre si inaugura, presso la Galleria La Nuova Pesa di Roma, Italia 44, personale dedicata ai disegni della Resistenza che, nel corso del 1960, visita diverse città italiane.
L’anno seguente vedono la luce, a cura di Enrico Emanuelli, i suoi Taccuini, e la Biennale di Venezia gli dedica una sala monografica (giugno-settembre 1960).