Nel 1928 si trasferisce a Milano, dove abita in corso di Porta Vittoria presso la sorella e, nel 1929, prende uno studio in via Solferino. Birolli nello studio di piazzale Susa, Milano, 1933

Dopo varie attività come cronista sportivo e assicuratore, trova impiego come correttore di bozze all’“Ambrosiano”, dove conosce Carlo Carrà. Nel 1930 esordisce con due paesaggi alla XVII Biennale di Venezia.

Conosce e stringe amicizia con il critico Edoardo Persico, che diffonde a Milano tra i giovani artisti (tra cui Guttuso, Manzù e Sassu) la lezione impressionista e primitivista in polemica contro i cliché del novecentismo: sono gli anni degli incontri al Bar Craja e al caffé Mokador e delle mostre alla Galleria del Milione, dove Birolli espone per la prima volta nel novembre 1930. Birolli con Guttuso a Milano, 1933-34

In questi anni scrive recensioni e articoli per numerosi quotidiani e riviste (l’”Ambrosiano”, “Il Brennero”, “L’Italia vivente”, il “Bollettino della Galleria del Milione”, “Quadrante”, “Il Ventuno”) ed espone in diverse sedi: alla Galleria romana di Pier Maria Bardi (1932), nella collettiva Dieci Pittori, alla VI Sindacale lombarda, all’esposizione di pittura franco-italiana di Londra e a quella di pittura italiana contemporanea di San Francisco. Dal 1932, vive e lavora in Piazzale Susa. Birolli nello studio di piazzale Susa, Milano, 1933 

Dei primi anni milanesi restano opere come Il San Zeno pescatore (1931) e Il taxi rosso (1932), frutto di una “maniera chiara” da cui si allontana presto per tradurre gli accenti veneti del colore in un rinnovato espressionismo lirico (Il Caos, 1937). Birolli nel suo studio di Milano, anni Trenta, autoritratto con cornice e tavolozza